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Sporcarsi le mani

Per la serie: Ho un marito figo e me ne vanto.

Oggi il papà è andato a Forlì a spalare fango.
La mamma ha passato la giornata al telefono.
Il papà è partito all’alba con pala e stivaloni.
La mamma ci ha dato le merendine per colazione.

La mamma lavora in una onlus. Sul suo biglietto da visita (che tanto nessuno glielo chiede) c’è scritto che si occupa di logistica. Un giorno i bambini l’hanno sentita rassicurare la maestra che no, non guidava un camion, e da allora non è più un supereroe.
Il papà sa smontare e rimontare qualunque cosa, fare la pizza e connettersi a Netflix praticamente ovunque. Lui sì che è un supereroe! Da oggi poi, che è andato a spalare. Con la maglia del Poli per di più.

La mamma ascolta ogni giorno i problemi della gente, vorrebbe aver mani per tutti ma più riempie la buca e più quella diventa profonda. Ogni tanto un po’ si deprime. Vorrebbe fare tanto, ma dalla testa alle mani quel desiderio si perde in mille rivoli e corto circuiti. La mamma pensa, rimugina, pianifica, organizza, gestisce da remoto, compila bandi, inoltra richieste, calcola fabbisogni, stila report. E nel mentre si commuove pure, si entusiasma, si emoziona, e trema e spera e prega. Ma ha un po’ paura di sporcarsi le mani. Alla mamma piace l’odore della pioggia, ma odia la pioggia sul bucato steso.
Il papà sta zitto e spala fango.

Il papà torna a casa zozzo e affamato.
E la mamma non ha ancora preparato la cena.
Perché è stata tutto il giorno al telefono, alle prese con aziende che vogliono donare shampoo e centri Caritas che invece chiedono detersivi, camion impantanati sulle strade interrotte, magazzini allagati e corrente saltata nelle celle frigo. E la solita buca che le va allargandosi dentro.

E sta già pensando che è stufa di questi ruoli agli antipodi. Lui a spalare fango e lei a dribblare capricci. Lui supereroe e lei invisibile. E di come era bello quando loro due si facevano spazio nell’incavo dell’altro. E lei faceva coraggio alle sue mani e lui la teneva in equilibrio sulle sue buche. Perché è da un po’ che questo mancato incastro le pesa. Che i margini fanno attrito invece di combaciare. Che ci si rinfaccia le cose invece di guardarsi in faccia.

Poi torna a casa anche il GGG, con una pallottola di slime giallo fluo che non riesce a scollarsi dalle dita. Ci prova con l’acqua, il sapone, la carta vetrata, qualunque cosa gli capiti a tiro. C’è slime giallo fluo ovunque, sulle pareti della cucina, sui cassetti, sul ceppo dei coltelli. E qualunque cosa tocchi gli resta appiccicata addosso. Accorrono i fratelli, tutti vogliono dare una mano, ma tutti alla fine restano incollati e giallo fluo, sembrano una grande polpetta appiccicosa. La mamma dà consigli da remoto, perché lei appunto odia sporcarsi le mani, figuriamoci lo slime. Guai se mi tocchi, mi sono lavata i capelli stamattina! e infatti adesso ha una ciocca giallo fluo proprio dietro l’orecchio. Alla fine il papà interviene con la farina, che sicuro l’avrà visto fare a Superquark, e li frolla un po’ tutti i bimbetti stendendo di qua e di là sul ripiano.

Che poi questa cosa dello slime non c’entra niente con la storia della pala e degli stivali e del fango e del papà supereroe, ma a guardarli tutti così polpettosi e giallo fluo viene pure da ridere, perciò alla fine chissenefrega se uno si sporca le mani e l’altro si sporca il cuore.

Per chi vuole sporcarsi le mani: www.volontarisos.it/user/index.php

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