Per quanto ne so a casa nostra è vietato dire parolacce ma non ci sono tabù.
Ci siamo ripromessi senza dircelo che alle domande dei bambini si risponde sempre, con parole a misura di bambino ma senza mai mentire. Non sempre è facile, perché i bambini fanno sempre domande a misura di bambino, e per rispondere bisogna pensarci un bel po’ su.
Però ammetto che stasera, nel sentire in bocca a mia figlia parole come campo di concentramento, morire di fame, non farcela più, tozzo di pane e sparare a uno perché è troppo vecchio o debole o diverso… un po’ il cuore mi si stringeva. Perché affaticare una vita così giovane – ho pensato – con questo brutto capitolo di storia?
Me la ricordo ancora la mia prof di storia e filosofia, e quella frase scritta alla lavagna: “Siamo nani sulle spalle dei giganti”. All’epoca ci sentivamo nani per davvero e non ci dispiaceva affatto quel panorama ereditato, oggi invece mi vergogno un po’ a sentirmi un capitolo di storia già vissuto con un nano sulle spalle che guarda più lontano di me.
“Si chiama giornata della memoria, mamma, perché almeno una volta all’anno ce lo dobbiamo ricordare.”
E in un attimo penso che spesso noi grandi scordiamo le cose perché ci fanno paura o vergogna e speriamo che il tempo curi semplicemente passando. Invece un bimbo non si difende dai ricordi, e se li tiene stretti, e ci va a cavalluccio, perché è il suo modo di crescere in questo mondo: arrampicarsi sulle spalle di giganti che sbagliano e per amor suo non dimenticano.
* Nostra figlia è assolutamente sconvolta dal fatto che mamma e papà siano nati nel Novecento. Non so se ce lo perdonerà mai.