Il primo giorno dell’anno mi coglie sempre impreparata.
Per buttarsi alle spalle 365 giorni nello spazio di 12 rintocchi bisogna essere molto coraggiosi, o molto giovani.
Io mi aggrappo alle cose, accumulo ricordi per salirci su in punta di piedi.
Ho bisogno di altro tempo, di altro spazio, di più silenzio, di prender fiato. Odio la sveglia.
L’anno che finisce mi sbatte in faccia il tempo sprecato dietro le solite cose, le occasioni mancate per un pelo, gli obiettivi persi di vista. Tempo scaduto. Game over.
Quest’anno ho più motivi per chiedere scusa che per dire grazie.
Non vorrei, ma è così che mi sento.
Il tempo che passa e io che non cambio, invecchio.
Poi stamattina trovo una lettera di mia figlia. Infilata ben bene tra gli occhiali e il pc, tutta piena di sticker, unicorni e cuoricini. Se ne fregano loro delle mie paturnie da yogurt quasi scaduto e della call del lunedì.
Prova a ignorarmi e te ne pentirai. Ho 9 anni: oggi cuoricini glitterati, domani ti odio.
Cosa c’è scritto resterà segretissimo, con buona pace del marito rosicone, e nemmeno importa il cosa.
Importa che, un po’ in ritardo sul calendario ufficiale, per me oggi è il primo giorno.
Ricomincio, da quel che c’è.
Il bagnasciuga non sta lì a chiedersi il suo posto nel mondo e chi glielo fa fare e se valga la pena. Accarezzato dalla bassa marea, schiaffeggiato dal vento, calpestato, rimestato, trascinato, dimenticato per metà dell’anno, cimitero di cose abbandonate, perse, inutili o rotte. Finché un pirata bambino non inventa una caccia al tesoro, non scorge nel mucchio una conchiglia speciale, un sassolino diverso, un antico doblone.
Siamo tutti così, povera pelle investita di vita non nostra. Sballottati, irrisolti, arresi, già stanchi.
Eppure inspiegabilmente preziosi agli occhi di un altro.
Buon lunedì!