Don Mattia Ferrari l’ho conosciuto (per ora solo da remoto, spero presto dal vivo) qualche mese fa, quando le nostre onlus sono diventate amiche. Noi inviamo loro un po’ di farmaci, bende, cerotti, barrette proteiche, quel che si può… ma il lavoro sporco lo fanno loro, imbarcandosi su quelle rotte dimenticate da certi uomini (ma non da Dio) e a volte salvandole pure quelle vite, che certi uomini (ma non Dio) vorrebbero buttare a mare.
Prima di conoscerlo io non lo sapevo. Lo leggevo sui giornali, un po’ come tutti, ma erano solo numeri. Quando poi vieni a sapere i nomi e i cognomi, non fai più sonni tranquilli. Ma non è possibile! – pensavo leggendo il suo libro * – Questa roba non la sa nessuno, o la sanno davvero in pochi! Altrimenti in questo Paese nessuno più riuscirebbe a dormire.
Quando poi lo racconto ai miei amici, di questo pretino bolognese che s’imbarca sulla Mare Jonio con un equipaggio di ragazzi dei centri sociali e degli oratori, fratelli tutti, e di come su quelle rotte qualche poverino riescono pure a salvarlo dall’inferno e a farlo rinascere e a farlo sentire a casa, in genere è una ooooh di stupore. Tranne qualcuno, come l’altra sera, che mi dice: “E allora prenditeli tu a casa tua!”
Il che – lo ammetto – un po’ mi rattrista, ma non mi viene un infarto seduta stante. Perché quella era io fino a non molto tempo fa, prima di sapere nomi e cognomi. Perché in tutti questi anni ce l’hanno raccontata così, come fossero numeri, per non farci perdere il sonno.
Poi vedi le foto della Mare Jonio pronta a salpare, con su lo striscione colorato PRIMA SI SALVA POI SI DISCUTE e ti viene in mente una scena di tanti anni fa.
Amica del liceo, 17 anni quasi 18. Una sera torna a casa dopo gli allenamenti e vuota il sacco con i suoi. Ha già fatto il test, le due lineette parlano chiaro. E adesso come farà a dirlo al suo ragazzo? Come faranno che lui non ha nemmeno un lavoro? E se lui non lo volesse tenere? E lei come farà a diplomarsi? Come farà con gli allenamenti? Come farà a tenerlo che… non la lasciano nemmeno finire. A tutto questo ci penseremo domani, in qualche modo faremo, adesso vieni qui e fatti abbracciare figlia mia!
Prima si salva poi si discute.
Adesso vivi, domani ci penseremo. In qualche modo si farà. Non sei sola. Una vita è sempre e innanzitutto un dono, mai un problema.
Un problema pesa, fiacca, immobilizza, toglie l’aria, ti mette spalle al muro, non lascia scampo.
È pura teoria, perciò spaventa.
Un problema va risolto, o rimosso. Puoi metterlo in fondo alla lista, lasciartelo scivolare addosso, fare buon viso, tirarti indietro, giocare a scaricabarile, pestare i piedi, chiedere deroghe, accampare scuse, sperare che si risolva col tempo. Un problema, se te lo sei cercato, cavoli tuoi!
Un figlio no, un fratello nemmeno. Piange, ti chiama, chiede aiuto, ti toglie il sonno. Ha un nome e un cognome, una storia, una carne, dei sogni. Non è che puoi buttarlo a mare.
Tu intanto salvalo, poi INSIEME capiremo come.
Una vita è una vita è una vita è una vita
* Mattia Ferrari, Pescatori di uomini, Garzanti