Papà l’aveva detto al quinto giorno di quarantena: “Dobbiamo ricordarci di guardare fuori, altrimenti ci si rovinano gli occhi”. Da come brillavano a lui, stava attingendo a qualche puntata di Super Quark vista e rivista all’età in cui tutti i suoi amici giocavano con le figurine.
1,2,3… scatta la zona rossa e ti siedi al volo sulla prima sedia libera. Se sei fortunato ti ritrovi vicino a chi ami, altrimenti avrete tempo per diventare amici. Dopo l’iniziale smarrimento, anche noi abbiamo capito come non pestarci i piedi, dove andare al supermercato, quando è meglio fare i compiti e dove batte il sole al pomeriggio. Anche noi abbiamo iniziato a guardarci negli occhi, a sporcarci le mani in cucina e a ringraziare perché eravamo insieme. Ci siamo fatti persino dei video per quanto eravamo belli!
Ma siamo stati creati in un giardino, in casa ci stiamo stretti. Fuori dalla finestra esplode la primavera, piangono le ambulanze, vagabonda chi una casa non ce l’ha. E allora il cuore non sa resistere e scappa via. Panieri solidali come panni stesi e musica dai balconi, favole gratis per bambini non tuoi, una parola gentile per il cassiere che non conosci ma ora senti fratello. Fragile e figlio tanto quanto te. E per tutti, per tutti, una preghiera alla sera, nella lingua che sai, anche se non l’hai fatto mai.
Ricordiamoci di guardare fuori. Altrimenti, quando tutto sarà passato, saremo solo dei sopravvissuti. Tanti giganti egoisti in un giardino dove la primavera ha paura di entrare.
* bambini nasinsù, Gesù Bambino nasingiù.