Caro Gesù Bambino,
non credo tu cambierai idea dopo 2000 anni e nel giro di poche ore, ma io ci provo lo stesso.
Vorrei tanto sapere perché, da 2000 anni, tu ti ostini a bucare l’eterno e a nascere in una pelle.
Ho sentito dire di altri dei, semidei e mezzicavalli, che ogni tanto per puro capriccio si facevano una passeggiata quaggiù sulla terra. Tempo di annusare i fiori, tirare qualche scherzo idiota, e se ne tornavano da dove erano venuti lasciandosi dietro un paio di ragazze in lacrime e una sfilza di pargoli ignoti.
Ma perché restartene zitto zitto per nove mesi sotto il cuore di una donna e poi venire al mondo in un angolo di terra sconosciuta, al freddo e al gelo?
Sapessi quante volte, quest’anno, avrei voluto strapparmi la pelle di dosso.
Per non sentire la sveglia del mattino, il pianto in piena notte, il mal di testa, il raffreddore, le mani screpolate.
Per non sentire la rabbia e la stanchezza, che ti tiran fuori parole che non vorresti mai sentire. Per non dover poi inventare altre parole incapaci di recuperare.
Per non sentire sottopelle tutti i capricci del cuore, che pure ama, ma ugualmente ferisce.
Per non sentire vecchie ferite tirare a ogni cambio di vento. Per non sentire la nostalgia di qualcosa che pure non ho mai conosciuto.
Per non sentire le bombe cadere e i gommoni affondare, per non sentire i numeri delle terapie intensive. Per non sapere chi soffre e non salutare chi parte.
Per non sentire il vuoto e la tristezza, per non sentire la solitudine e la distanza. Per non dirsi addio.
Per non doversi perdere e ricominciare.
Per non dover camminare a vuoto.
Per non dover studiare, per non dover capire.
Per non dover pazientemente aspettare.
Certo, mi dirai tu, ma vuoi mettere lo zucchero filato sul naso? E le pieghe dei bimbi cicciottelli, il profumo dei capelli, la sabbia nel costume, il cioccolato della torta da leccare? E quell’abbraccio che riporta a casa, le fusa del gatto, il solletico, le righe di BA BE BI sulla carta, gli stivaletti della pioggia? Da lassù mi sarei perso tutto questo.
È vero, caro Gesù Bambino, ma qui sulla terra è tutto così mischiato sottopelle… Un attimo ridi a crepapelle e l’attimo dopo ti manca il fiato per il dolore.
Caro Gesù Bambino,
non potevi startene a guardare da lassù, in che guai ci saremmo cacciati?
Perché hai voluto bucare l’eterno e nascere nella mia pelle?
Da 2000 anni ogni Natale, solo per dirmi che la mia pelle è un angolo di Cielo in cui ti piace abitare?
Meravigliosa questa letterina a Gesù Bambino!!