Di educazione civica ho solo un vago ricordo di uno schemino sul Parlamento. Camera e Senato tipo il derby. All’epoca i 18 anni ci sembravano un miraggio e il diritto di voto secondario al foglio rosa. Non esisteva ancora la raccolta differenziata e non eri figo se non fumavi.
Oggi per i miei bimbi l’avatar del Male è il bullo. Il bullo è un prepotente col berretto alla rovescia, sputa per terra, cavalca un motorino truccato, distrugge le altalene, scrive sui muri e riga le macchine. Non paga le tasse. Insomma, è il beep delle nostre conversazioni tra adulti. Da lunedì scorso, il bullo va in giro senza mascherina e non si lava le mani.
Non so quanto durerà, ma da lunedì scorso il rientro a casa è un po’ meno faticoso. Le bici da legare sono sempre 4, i piani da fare sempre 4, le scarpe da non lasciare in giro sempre 8, il divano bianco su cui non lanciarsi è sempre lì. Eppure sembra un gioco. Lega, sali, zitti, apri, chiudi, mascherina, slaccia, togli e di corsa in bagno.
Lavati le mani Lavale per bene Con l’acqua e col sapone E anche qua Lava palmo e dorso Arriva fino al polso Le unghie bene bene In ogni direzione Lava su, lava giù Poi risciacqui e non ci pensi più 50 secondi e cacci i batteri Oggi come ieri e niente di più
Prima era una fissazione della mamma, adesso è una fissazione di tutti. Lo facciamo per noi e lo facciamo per gli altri, anche se non li conosciamo. Così è più bello.
Sappiamo perché e sappiamo per chi.
Capiamo pian piano che i nostri piccoli gesti fanno bene a tutti e che la buona educazione non è galateo ma bene comune.