Vi sentite mai come un pesce fuor d’acqua? Io continuamente. È una vita che mi sento così.
Poi, finalmente, l’illuminazione.
Il problema non è che sono fuor d’acqua: è che non sono un pesce!
L’ho capito l’altro giorno giocando con i miei maschiacci alle macchinine. Di pesci non ci capisco un granché, e nemmeno di motori a dir la verità, ma la metafora della strada invece mi è più familiare, perché sono anni ormai che cerco ostinatamente la mia in questa vita. Sapere dove sto andando mi dà sicurezza e vivo in una perenne nostalgia di casa.
La nostra famiglia – per quel poco che ci abbiamo capito – è una variegata flotta di motori, e tutti i giorni ognuno fa come può il suo pezzetto di strada.
Il papà è un furgonato a 9 posti, 170 cavalli, rigorosamente diesel. Impossibile trovare parcheggio, ma se gli imposti Waze ti porta ovunque, a forza di braccia e senza fretta. E magari lungo la strada apre pure il tendone e si mette a vendere hot dog. Se per caso il veicolo va in panne, piuttosto che chiamare il carroattrezzi lo smonta e lo rimonta col coltellino svizzero.
Poi c’è la nostra Pasionaria, 7 anni ma gliene daresti 15 se non fosse per la simpatica finestrella tra i denti. Lei è un’Harley-Davidson: la strada è sua, supera tutti a destra e a sinistra e ama il vento nei capelli. Non guarda mai nello specchietto retrovisore, vedrebbe lo sterminio dietro di sé. Ovviamente odia i semafori e i passaggi a livello. Dà di matto se trova un graffio sulla carrozzeria. Appena avrà 18 anni scapperà di casa per fare un lungo viaggio senza meta, ma ci scommetto che vorrà portarsi dietro il suo inseparabile GGG.
Il GGG (che di G ne ha solo una) è un calessino attaccato a un asinello: lungo la strada si ferma a cogliere papaveri e margherite nei fossi e ne fa grandi mazzi da regalare alla mamma. Sempre a piedi scalzi, con la pioggia e col sole. Non so se nella vita andrà molto lontano, ma sicuramente si godrà la passeggiata.
La Selvaggia, 4 anni, è un Brucomela. Vive in un mondo tutto suo dove piovono polpette e si parla il balenese. Se provi a farla scendere, ti guarda come se fossi un Brucaliffo impiccione finito nella favola sbagliata, e va avanti per la sua strada. Balla, rimbalza e volteggia, non cammina mai con i piedi per terra. Divertente a piccole dosi e sotto il metro d’altezza, ma una giornata intera sul Brucomela può diventare irritante.
Il signor No (nomignolo che per semplicità si tramanda di fratello in fratello al compimento dei 2 anni, senza che però la sua forza deflagrante si attenui) è un bulldozer cingolato. Ingoia qualunque cosa non respiri e travolge tutto il resto. Dal 10 marzo – non abbiamo capito se per la quarantena o per la nascita del fratello o per il riscaldamento globale – urla al mondo il suo disappunto andandosene in giro completamente nudo a eccezione del ciuccio.
Il piccolissimo, almeno per ora, è un aeroplanino di carta: sfarfalla leggero di mano in mano e bisogna solo stare attenti a non calpestarlo. Ma, stando a una curva elaborata dal papà sulla crescita esponenziale della cocciutaggine nei figli, tra qualche mese rimpiangeremo la timidezza del numero 4.
E poi ci sono io. Io – l’ho intuito l’altro giorno – sono un robottino aspirapolvere. Se mi accendi parto e torno alla base solo quando sono scarica, ma se mi lasci della roba in giro posso stare anche mezz’ora a sbatterci contro spaesata. Sto lì dove uno mi mette e mi piace pure, ma non lasciate che faccia di testa mia: sarebbe un disastro. Insomma, ecco risolto l’enigma. Non trovavo la mia strada perché imboccavo a tutta birra la Route 66 e invece ero un robottino aspirapolvere…
Per fortuna ho sentito di Uno che ti viene a cercare ai crocicchi. Perciò me ne sto qui tranquilla tra la gamba del tavolo e una ruspa giocattolo.
* Dedicato alla zia Ceci, incontrata su un tornante in salita.
** C’è un posto anche per me:
Regina Caeli, 10 maggio 2020