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Come se fosse casa tua

Ma perché questa fretta di rimettere tutto a posto? mi chiedo mentre disfo i letti, smisto montagne di bucato, tiro su cose impigliate negli angoli. Come se nessuno fosse passato di qui, ctrl Z, riavvolgi il nastro. Ecco qua: le posate nei cassetti giusti, le lenzuola belle piegate negli armadi, la sveglia puntata, i vestiti per il giorno dopo, le matite temperate.

Eppure noi madri dovremmo esserci abituate – rimugino dopo 15 giorni trascorsi in 20 sotto un tetto, ado e preado accampati per terra, fanciulli sotto il metro e venti testa-piedi in un unico letto, zii e affini un po’ dove capita, litri di caffè e chili di pastasciutta, orari impazziti. – A certa gente che senza preavviso ti si aggrappa nella pancia, mangia a sbafo per mesi, ti tira calci, ti ruba il sonno e solo quando finalmente ti passa il reflusso la sciatica e l’alluce valgo ciaooone! Dovremmo averci fatto il callo, noi madri, a questa casa che pare un albergo.

E invece. A casa nostra tra il cancello e le scale c’è uno slalom di zerbini e tappetini di varia foggia e colore. Tu magari non ci fai caso, ma pare che urlino: Togliti le scarpe! Lascia fuori i tuoi virus! Lascia fuori i tuoi guai! Non parlarmi di soldi, di calcio e di politica. Non chiedermi come sto! Non dire parolacce! E aivoja poi a dire al malcapitato: Mettiti comodo, fai come se fossi a casa tua! Tu dentro ti senti come Piccolo Orso dopo l’incursione di Riccioli d’oro e i 40 ladroni. Chi ha mangiato la mia zuppa? Chi ha rotto la mia seggiolina? Chi ha rigato il parquet? Chi ha lasciato le luci accese? Chi ha dimenticato l’acqua fuori dal frigo? Chi ha buttato la plastica nell’umido? Chi ha saltato sul divano? Chi ha finito la Nutella? Chi ha caricato la lavastoviglie in questo modo assurdo?

Eppure non sarebbe bello se ognuno, passando da casa nostra, lasciasse un’impronta? Qualche briciola, una tazza sbeccata, una tacca sul muro, un guanto spaiato, un sacchetto di tappi sotto il materasso, una nuova ricetta, un abbraccio, insomma un motivo per tornare?
Non sarebbe bello se ognuno, trovando approdo breve o lungo nel nostro cuore, si sentisse come a casa?

* Esistono ancora dei luoghi che sentiamo un po’ di tutti? Forse le chiese, gli oratori, le bocciofile… Dove la gente entra con le scarpe inzaccherate di pioggia, mangia, beve, piange, starnutisce, stona, si stringe, si perdona, soffia sulle candele, intaglia cuori con le chiavi del motorino. Ma sono luoghi di cui ci prendiamo cura come se fossero davvero nostri?

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