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Calzini spaiati

È sintomatico (si può ancora dire?) che oggi si parli tanto di inclusività e altrettanto di isolamento.
Che s’inneggi alla diversità e ci si blindi con i propri simili nelle proprie comodissime bolle.
Ma appunto: si tratta di sintomi, e il bello dei sintomi è che sono indizi.

Ogni epoca, proprio come me, è un impasto di contraddizioni. E per deformazione professionale so bene che più regole inventi, più rischi di sembrare ipocrita e incoerente. Allora, quando il mio cervello normativo fa a pugni con quello anarchico, cerco di fare il percorso a ritroso: dai sintomi alle cause. E davvero non ci sarebbe bisogno di tante regole se avessimo il coraggio di obbedire a una sola.

AMA IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO.
AMA E FA’ CIÒ CHE VUOI.
O, come diceva mia nonna: NON FARE AGLI ALTRI CIÒ CHE NON VORRESTI FOSSE FATTO A TE (Lascia il bagno come vorresti trovarlo, insomma.)
Sembra così semplice, e invece non lo è. Perciò lo annacquiamo di parole.

All’inizio era un semplicissimo copia e incolla. Ama perché ti ho fatto come me: per amare.
Per questo nemmeno gattonavi e già mi chiedevi un compagno di strada, che da solo ti sentivi solo e non bastavi a te stesso. Uno che fosse un po’ come te, ma non proprio te.

Solo dopo mi hai chiesto una legge, dimenticando che sono tuo padre e non stiamo giocando a calcetto. E una sola non ti è bastata. Hai voluto declinarla in 10 e poi in 613, te le sei scritte sulle mani e sui post-it, ci hai fatto un manuale e poi un bigino… E così via fino alla Costituzione e agli azzeccagarbugli e agli amministratori condominiali. Per poterla interpretare e fraintendere, perché una sola ti stava stretta.

Se solo ti ricordassi del tuo inizio, che cioè ti ho fatto per amore, non ti servirebbe appellarti al rispetto. Col rischio di inciampare ogni due per tre nei grovigli del politicamente corretto.
Non ti servirebbe nemmeno la giornata dei calzini spaiati, perché di certo i tuoi poveri piedi non te li ho fatti uguali.
E che problema c’è se le note sono diverse? o i colori, o i sette nani? Io ne ho di fantasia.

È che in fondo, ammettilo, non t’importa niente di cosa succede nel letto del tuo vicino di casa, ma ti dà fastidio l’odore del suo pollo al curry sulle scale.
E siete tutti uguali, certo, finché uno non ti scavalca nella graduatoria del nido.

Ma ci credi o no che se fossero tutti uguali a te sarebbe un bel pasticcio?
Che oggi litigate perché siete diversi, ma un giorno proprio perché diversi vi siete innamorati?

Calzini spaiati? La vera rivoluzione sarebbe scambiarveli i calzini!
Come in tutte le case, da bravi fratelli.
C’era una volta Uno davvero trasgressivo, che i calzini non li portava e i piedi degli altri li lavava.
Provaci se ci riesci! Tutto il resto sono parole.

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