L’ABC
Non avrei mai pensato di dire una cosa del genere, ma “per fortuna che c’è la DAD!”
Non proprio la DAD, perché noi facciamo la DID, e anche una versione un po’ tarocca, senza schermo e con il microfono mutato. Ma che emozione vedere mia figlia di 7 anni uscire dalla cucina con libri e quaderni in mano e tornare a Casa. Poterle chiedere “Cos’hai fatto di bello a scuola?” e sentirla finalmente raccontare.
Sapendo che potrebbe anche non farlo: perché quello è uno spazio tutto suo, perché ha colto solo un pezzetto e tutto il resto non le importava, perché qualcosa magari se l’è inventato e qualcos’altro se l’è dimenticato, perché un domani potrebbe dirmi qualche piccola bugia. Perché certe cose davvero esistono solo nel racconto o tornano a visitarci di soppiatto nei sogni. Finalmente nostre a tempo debito.
Anche per questo non amo la condivisione in tempo reale, le webcam in classe e i video spammati in chat da genitori paparazzi. Preferisco non essere lì e aspettare che tornino a casa con un racconto nello zainetto. Il racconto ha bisogno di tempo, deve decantare al riparo da sguardi invadenti.
Chiusi in casa, anche i più piccoli chiedono le loro avventure da raccontare. Così, ogni volta che suona il citofono, si fa a gara a mettersi scarpe e mascherina per scendere a ritirare pacchetti lanciati oltre il cancello. Matite, pennarelli, quadernoni, carica batterie per pc di fortuna, schede da scuola… Poche dritte per non confonderli e poi corro a spiare dalla finestra. In genere mi ricitofona il postino di turno per raccontarmi di un piccolo pirata che vaga per il giardino alla ricerca di un tesoro. E intanto 4 fratelli dietro la porta non stanno più nella pelle. Attendono curiosi il racconto, non il tesoro.
* E così adesso mi ritrovo a inoltrare mail a mia figlia di 7 anni: “Link per la lezione di mate. Baci, mamma”, e a incastrare pranzi e cene tra le sue materie e le call del papà.