Io lo capisco, se non vuole venire, è così stanco mio marito in questi giorni di dicembre… Tutti gli dicono: In fretta! Più in fretta! Prima che l’anno finisca! Ma lui non ci sta, deve fare le sue cose per bene e con calma. Si attarda sui riccioli di ferro di una campana, accarezza una pentola bitorzoluta, ripara con delicatezza un ferro di cavallo, rimette in sesto la ruota sfasciata di un calesse. Le sue mani robuste e callose paiono quelle di una ricamatrice mentre lavora. Armi no, non ne ha mai volute nella sua bottega.
Quando si mette in testa una cosa non c’è verso di fermarla, santa donna! Adesso se ne vuole andare per i campi in piena notte con quella pancia che a momenti esplode. Un po’ la invidio mia moglie, per questa imprudenza da ragazzina. Fosse stato per me ancora la guardavo da dietro il bancone nei giorni di mercato. È stata lei un giorno a dire: “Che aspettiamo, se ci vogliamo tanto bene?” Le ho forgiato un anellino da un vecchio boccale. Da quel giorno, faccio fatica a starle dietro, mi pare sempre cento passi avanti. Non sai cosa ti sei perso marito mio, mi dice di ritorno, e mi racconta certe cose che io davvero resto a bocca aperta.
Allora io vado, dice la moglie del fabbro. Tu davvero non vuoi accompagnarmi?
Devo finire un lavoro urgente, prima che sia troppo tardi.
Hai faticato tutto il giorno in bottega, marito mio, anche di notte devi lavorare?
Doveva essere una sorpresa, ma visto che sei così curiosa… sto fabbricando un sonaglino per il nostro figliolo.
Sei molto caro, ma vedrai, non nascerà stanotte. Dai, vieni con me!
Devo ancora metter via gli attrezzi e spazzare i trucioli. Tu vai, domani mi racconti.
Va bene, allora vado, tu non fare tardi.
…
Se è per il gatto, ci portiamo dietro anche lui.