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Altrove

Senonché il figlio cerotto si riempie di bolle.
Nulla di grave, ma non può stare in acqua e nemmeno al sole. Facile se sei al mare e ci sono 37 gradi all’ombra.
E così, mentre ci inerpichiamo controsenso su per la collina – solo io e lui, cosa rara da queste parti come i panda zebrati (e già lì dovrei annusare il miracolo) – a distanza di sicurezza da qualunque pozzanghera salata, secchiello e stella marina, col naso puntato alla ricerca di brezze ignote, io inizio a sciorinare al cielo tutta una serie di obiezioni alla francese che iniziano con macChecCavolo! Tipo: … perché proprio l’unica settimana di ferie in famiglia? … perché proprio a me che vivrei a mollo? … perché proprio qui dove non ho nemmeno un termometro?

Non giungendo in soccorso alcun refolo epifanico, né alcun fuoco inceneritore a zittire, proseguo con la tiritera delle valide alternative che Domineiddio non si è preso la briga di considerare, perché Lui sì che di tempo ne ha da sprecare. Se solo mi fossi portata dietro il cellulare per sentire quell’amica. O almeno un libro per ingannare la noia. Se almeno fosse giorno di mercato. Se se se se.

Ma il figlio cerotto vuole solo starsene qui a guardare le tartarughe nella vasca.
Non vogliamo fare un giro del parco? Scendere a guardare le aragoste che sembrano vive? Gli yacht al porto? Comprare la focaccia? Entrare in qualunque super dotato di aria condizionata? Insomma, essere altrove ma non qui?
No, voglio guardare le tartarughe.
Ora. Non sono un’esperta di tartarughe. Ma mi pare che a parte girare in tondo nella vasca, affiorare a pelo d’acqua e schivare i pesci rossi, queste creature corazzate non ci regalino grandi colpi di scena. 3 ore così, incollati alla vasca.

E nella lentezza di questo tempo perso, minuto dopo minuto, la smetto di imprecare e finalmente mi arrendo. A stare nell’attimo pensato da sempre per me. Un attimo che sento stretto come la cravatta a Ferragosto e che invece diventa un abbraccio. Realizzo che metà della mia fatica di tutti i giorni è ribellarmi alla vita così come mi si para davanti, voler a tutti i costi piegarla ai miei capricci, immaginarmi sempre altrove, dove di certo sarei più felice, più utile, più leggera.
Cercando spaesata la strada, quando sono già a casa.

Let it be.

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