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Stacca la spina!

lumachina

Mi manca molto la mia scrivania. Mi manca anche la mia camera e il mio armadio, perché al mattino vengo sbattuta fuori e la sera quando ci rientro è già buio e il più piccolo dorme. Quindi, se intercetto mio marito che va a far pipì, ho esattamente 50 secondi per infilarmici dentro e scegliere i vestiti del giorno dopo. Tiro dritta per non vedere come ha conciato la mia piccola oasi di pace. Dove solo tre mesi fa io facevo smart working mentre i bimbi erano a scuola. Quando ancora avevo una sedia tutta mia e potevo sedermici quasi 8 ore di fila per giustificare una laurea in lettere classiche e il bonus nido.

Adesso il mio piccolo proposito quando mi siedo per allattare (5 minuti x 4 pasti al giorno) è non fare altro nel frattempo. Allattare, respirare e al massimo dire un’Ave Maria. Mi piacciono i confini, sapere dove cominciano e dove finiscono le cose, e invece i miei coinquilini tendono a invaderli continuamente. Ormai tutta casa è un grande lettone, una caotica Guernica di pezzi umani e oggetti vari. Mangio sempre con le gambe di qualcuno addosso e le mani di qualcun altro nel piatto, cercando di tenere in bilico bottiglie e bicchieri che vengono giù tipo birilli. Il mio spazio vitale si riduce progressivamente come nel ballo dei giornali. Ci ho provato a mettere a terra dei bollini segnaposto distanziati di un metro, ma non ha funzionato. Ci giocano a Twister.

Da un po’ di giorni ho su gli stessi vestiti, perché mio marito non stacca più nemmeno per fare pipì. Mi scrive un wa per incastrare il pranzo e la cena tra una call e l’altra. Siccome non credo voglia chiedere il divorzio, questo post è per il suo datore di lavoro.


Caro Grande Fratello, vorrei lei sapesse che ci siamo anche noi.
Vorrei dirle che per nulla al mondo farei a cambio con mio marito, nemmeno se mi pagasse la quindicesima. Perché a quello strappetto – che sei al lavoro e pensi ai figli e sei con i figli e pensi al lavoro – un po’ ci eravamo già abituate, noi lumachine sempre a zonzo con la casa in groppa. Che non c’è riunione che tenga se la campanella suona.*
Che vallo a spiegare ai bimbi che il papà oggi è a casa ma non è vacanza.
E alla moglie, che se lui non stacca, lei nemmeno tira il fiato.
Che sì, al parco adesso si può andare, ma all’INPS e all’ASL, al supermercato e in banca, a scuola a ritirare il libro delle vacanze e in oratorio a prenotare il centro estivo, nessuno ti vuole con cinque bimbi al seguito, e mica li puoi legare fuori insieme ai cagnolini. Ed è tutta la settimana che piove.
Che nemmeno riusciamo a raccontarci com’è andata la giornata, perché siamo troppo stanchi e perché non siamo usciti e tornati. E perché lamentarsi al di qua e al di là della porta sarebbe come sparare sulla Croce Rossa.
Che ci passiamo le consegne sulla lavagna del frigo e non le flagghiamo mai.
Che mio marito ha sempre dormito come un bambino e invece stanotte nel sonno gestiva il traffico mail del suo team. Windows+D Alt+Tab Alt+Shift+Tab. Compulsivamente.  
Che in questa casa nessuno ha una stanza tutta per sé e le porte chiuse sono irresistibili, quindi sì, non escludo che durante la call con i Grandi Capi possa entrare urlando un bambino completamente nudo a eccezione del ciuccio.
Che smart working non significa lavorare il doppio recuperando il tragitto e le pause caffè, e vivere in simbiosi con le cuffie e il cellulare.
Che c’è un tempo per seminare e uno che hai voglia ad aspettare, un tempo sognato che viene di notte e un altro di giorno teso come un lino a sventolare. **
Che di questi tempi la famiglia non è un lusso, ma un bisogno. Che altrimenti si impazzirebbe.   
Che orario d’ufficio non è una parolaccia, e nemmeno weekend. Si può scendere dalla ruota e non crolla il mondo. Ecco perché, armata di torcia, infilerò due costumi in valigia e domani ce ne andremo al mare senza pc.
Ah, sì, per finire vorrei un contributo in denaro per la pulizia della sua postazione.

* E per favore, non mi dia della retrograda ignara delle conquiste femminili, perché sarebbe come al solito buttarla in caciara. Lo so da me che non tutte le coppie sono uguali.
** La canzone è di Fossati ma la citazione viene da molto più lontano.

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