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Lettera a un marito in trasferta

Per la verità, marito mio, ce la stiamo cavando egregiamente.
È vero, i bimbi non si lavano i denti proprio tutte tutte le sere.
E io mangio sempre gli stessi avanzi davanti al pc.
La sera crollo alle 9, e nel lettone sei stato rimpiazzato in fretta.
Ma non sclero neppure tanto, visto che davvero non puoi sentirmi.
In giro per casa c’è un paio di scarpe in meno, e sul divano una coperta in più.
Non va poi così male.

Eppure questa distanza mi scava dentro.
Rimandare a venerdì per parlarne con calma, non metterti altri pensieri addosso, tenermi per me la fatica, contare le parole davvero importanti. (Quasi tutto può aspettare.)
Io che all’inizio pensavo: cammineremo insieme.
Quante volte ho fatto al tuo posto il tuo pezzetto di strada.
Convinta di farlo meglio e più in fretta.
Quante volte ho riempito i silenzi, accorciato le distanze, dettato il passo.

Fai buon viaggio.
Vai per la tua strada.
Ci vediamo a casa.
(c’è sempre uno che aspetta)

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