E insomma, dopo mezz’ora che tiravano sassi in acqua bagnandosi fino alle mutande, ci siamo accorti che all’appello ne mancava uno.
Fatto sta che – com’era come non era era con me no era con te giuro che non era con me mentre uno si mangiava i sassi e a quell’altro scappava la pipì – la mater semper certa si fionda a ritroso a cercare il pargolo disperso.
E in quei 5 minuti di suspance ripensa pure, per sgravarsi un po’ la coscienza, a quei due genitori ben più illustri che 3 giorni dico 3 c’avevano messo ad accorgersi dell’illustrissimo Fuggiasco. Che insomma Uno te ne hanno affidato e pure con un certo Destino scritto in fronte e te che fai? Te lo dimentichi? Uno in due, poi, mica l’oratorio estivo! E mica due poveretti qualunque, se vai a leggerti la genealogia.
E insomma, il biondo sabotatore del primo puccio ammare, la mater semper certa se lo ritrova dopo 50 metri (non proprio 3 giorni di cammino) intento a commuovere una folla di ignari passanti.
Chi lo pettina, chi gli offre da bere in un minuscolo bicchierino da caffè, chi cerca di corromperlo a dire il suo nome, chi gli allunga una caramella (che suvvia, signori miei, sono le basi: nein caramelle dagli sconosciuti e bambini africani che muoiono di fame se non mangi le cime di rapa), chi lo ripara dal sole, chi si agita, chi si sbraccia, chi gli fa vedere Peppa Pig sul cellulare.
E non basta che il pargolo soubrette smetta di lagnarsi appena mi vede, né che mi si attacchi alla gamba come un koala smocciolandomi sui pantaloni nuovi, né che mi prodighi in scuse e ringraziamenti.
Non me lo mollano.
Ormai hanno chiamato la Polizia, sa com’è c’è tanta gente strana in giro, aspettiamo un attimo che arrivi.
E non basta, ai due aitanti poliziotti accorsi sul lungomare, che io produca seduta stante carta d’identità, CF, libretto vaccinale, iscrizione al nido e mappatura dei nei del piccolo evaso, perché signora mio questo biondino mica sembra figlio suo, che non si offenda ma pare appena sbarcata da un altro continente e peraltro avete due cognomi diversi sui documenti.
41 settimane + 1 senza salame, allattato, svezzato, spannolinato, sciucciato, inserito al nido col metodo svedese e mi fanno i pignoli sul cognome!?!
No no no, qui bisogna che ci comparisca il padre!
E il padre telefonato si comparisce, arrancando dal bagnasciuga con i restanti pargoli bagnati fino alle mutande e a piedi scalzi, che insomma sembra più sbarcato lui della sedicente madre.
Alla fine ce lo restituiscono il pargolo, non senza mille raccomandazioni su come si tiene d’occhio un figlio in questo mondo ostile e aver messo un bel cartellino giallo sui nostri cv. La folla premurosa finalmente rassicurata si disperde scambiandosi applausi e pacche sulle spalle.
Ora.
Io voglio ringraziare quel signore premuroso che ha avuto la geniale idea di chiamare i poliziotti sul lungomare.
E quell’altra nonnina che allungava caramelle al mio biondo samurai.
E la compare di briscola chiamata che lo costringeva a bere perché aveva pianto tanto.
E il tipo della bancarella che scrutava l’orizzonte in cerca di genitori sprovveduti.
E il ragazzo delle sdraio che seguiva curioso la scena.
Perché in questo mondo ostile, in cui non ci fidiamo più dei nostri fratelli (e a volte facciamo bene), il cuore ancora ci dice di chi dobbiamo a tutti i costi prenderci cura. Ancora ci fermiamo, perdiamo tempo, cambiamo strada, ci pieghiamo sulle ginocchia, chiediamo una mano a quelli che ci danno le multe. Per tutelare la vita in erba.
Guai a chi ce li tocca, i nostri figli che sono figli di tutti!
Certo, vorrei dire a tutti loro che anche una mamma è una piccola vita da custodire, da incoraggiare, da consolare, da supportare… ma per oggi va bene così.
Oggi, senza saperlo, quel mondo ostile ha innaffiato la speranza.