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DAD and dad

No, ma guardateli!
Una complicità generazionale che manco stessero bevendo una birra davanti alla loro squadra del cuore. (Cosa che non accadrà mai in questa casa. Statisticamente più probabile che si commuovano davanti a una fotosintesi clorofilliana)

Eppure io, chiusa due camere più in là e rimpossessatami finalmente della mia amata scrivania, ricollocata contro la porta in mood barricata, l’ho sentito con un orecchio lo stesso sottofondo di tv e radio accese, call di altri genitori, gatti annoiati, nonne che suggeriscono le tabelline, maestra mi scappa la pipì-maestra ho perso la matita-maestra sai che mi dondola un dentino?-maestra anche a me!-maestra ma dopo abbiamo ancora italiano?-maestra la batteria del mio cellulare è al 15%-maestra come si chiama il tuo cane?

Con l’altro orecchio ho sentito pure il sottofondo, mica tanto sotto, di minori che picchiavano la testa contro la porta: “MAMMA FACCI USCIRE! ABBIAMO FAME! ABBIAMO SETE! CI SCAPPA LA PIPÌ! TOMMY PUZZA!!!” … roba che ho fatto gli scongiuri in balenese che il figlio neo-emancipato avesse mutato il microfono e la vicina sorda non si affacciasse sul pianerottolo seduta stante.

Col terzo orecchio nemmeno un fiato da quella bolla zen padre-figlio. Sguardo fisso sul pc e nemmeno il plic di una matita a terra, oh.

Quando alle 12 non riesco più ad arginare la curiosità e l’orda urlante di minori affamati assettati e puzzolenti e finalmente mi affaccio: “Ma… tutto ok?”, mi guardano alienati come se venissi dal Paese dei Balocchi.
“Siamo in call.”

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