Vatti a fidare di Waze per saltare la coda in dogana in un weekend da bollino rosso, cercando di rimediare a una partenza per nulla intelligente… e ti ritrovi intrappolato in una dimensione parallela, tra boschi “buiosi” – come dice il GGG – e dirupi carsici.
Tutt’intorno, per chilometri e chilometri, solo verde; mai visto così tanto verde. Non una casa, un campanile, un gatto… Figuriamoci un bar o un benzinaio. Ogni tanto un cartello giallo zeppo di consonanti impronunciabili. Inizi a domandarti se per caso non hai sbagliato strada, e perché quando facevi gli scout non hai imparato a leggere una mappa, e a chi potresti chiedere aiuto se davvero incontrassi il lupo, e perché mai qualcuno si è preso la briga di costruire una strada in mezzo al nulla.
Poi però t’imbatti in una panchina a bordo strada, e capisci che qualcuno per di là ci è già passato. E non solo ci è passato, ma ha pure visto qualcosa di bello e ha desiderato che qualcun altro, chissà chi e chissà quando, passando di lì chissà perché, si fermasse a guardare.
E allora rallenti e vedi. Che il verde non è tutto verde, ma sono miliardi di verdi diversi. E che in mezzo al verde ci sono le ghiande e le more e le farfalle e gli uccelli e i bruchetti.
Perciò la strada è più bella se fatta insieme. Perché a volte davvero si va avanti senza vedere nulla. Ma poi tu mi dici: “Guarda!” e io vedo. E a volte tu sei il mio belvedere e io il tuo.