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Ma all’inizio non fu così

Anziani

Dicono sia scandaloso che ancora oggi una donna venga “definita in base ai bisogni di altri”. Eppure a me non dispiace affatto essere figlia di, moglie di, mamma di. Un giorno spero nonna di. Se dovessero togliermi quel di non mi sentirei più libera, mi sentirei più sola. Potrei andarmene in giro per il mondo senza pensieri, ma non sarebbe così bello tornare a casa.

Mi piaccio col pancione, anche se a ogni starnuto temo che qualcosa dentro di me si stacchi come una fogliolina in autunno. Mi piace sentirmi abitata anche se devo dormire per forza su un fianco. Dipendere dai bisogni degli altri mi ricorda che io per prima sono un fascio di bisogni, e che non basto a me stessa.
Negli anni sono diventata sempre più spaesata e insicura. Salgo in auto con cinque bimbi a bordo come se dovessero lanciarmi sulla Luna, vado in ansia per la ZTL e non sono capace di prendere un volo da sola senza perdermi tra il check-in e il gate. Ma lo stesso capita a mio marito davanti allo scaffale dei detersivi.

Siamo più fragili, sì. Meno spavaldi, certo. Timorosi e impauriti, spesso, ma non più per la nostra personale sopravvivenza. Scherzando, diciamo che vedovi non resisteremmo a lungo, e, siccome risposarsi sarebbe complicato, ci auguriamo di morire assieme, nel sonno.

A vent’anni ci si crede dei supereroi, ma dura poco. All’alba e al tramonto della vita, sotto la pelle affiora la creatura. Emerge una fragilità che attira tenerezza e implora cura, vien fuori una piccolezza che ha tanto da insegnare, perché è più limitrofa alla terra. Pannolini e pannoloni da cambiare, passi stentati e passi stanchi, ci si abbandona senza vergogna a chi si prende cura. Da soli non si sopravvive.
E li vedi, certi nonnini storti come bonsai, che camminano tenendosi per mano; e vai a capire chi è il vecchio e chi il bastone.

Quel di me l’avete tradotto con schiava di, possesso di, promessa a. Ma all’inizio non fu così: furono compagni inseparabili tenuti per mano da una letterina.
La si chiamerà issh-ah perché da ish è stata tratta. La si chiamerà Donna perché tratta da un Uomo che si sentiva solo, nel sonno.
È mio, ma te lo affido, e quel trattino significa: prenditene cura. Offrile il braccio quando ha un tacco 12; permettigli di guardarti al risveglio, senza trucco.

PS. Ad esser sincera, dopo una settimana che intercetto mio marito solo quando è davvero affamato e che comunichiamo via wa oltre la porta, oggi:
– ho fatto un mucchio di tutte le sue cose sparse in giro per casa e gliele ho lasciate sul cuscino (scarpe comprese);
– ho detto ridetto e urlato che era pronto, ho contato fino a 3 e poi ci siamo mangiati anche il suo pranzo;
– ho messo il muso, disseminato battutine acide e legato cose a tutte le dita;
– ho sbattuto, lanciato, aperto e richiuso tutto quello che ho trovato nei paraggi;
– gli ho scritto un wa patetico del tipo “Puoi sempre contare su di me ma odio essere data per scontata!” senza nessuna faccina simpatica;
– gli ho mollato un figlio urlante e completamente nudo proprio 5 minuti prima di una super call, gli ho detto “Arrangiati!” e me ne sono andata sbattendo la porta… a buttare la spazzatura!

(Tutto inutile, non ha mai tolto le cuffie.)

Però ormai il post l’avevo scritto, e comunque ci credo. Dobbiamo solo lavorare sui dettagli, altrimenti non diventeremo mai due adorabili vecchietti.

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